Ho imparato a rinominare le playlist (oltre che a farle) su Spotify.
Una delle mille cose frivole di vitale importanza che ho imparato restando a casa.
Voi penserete “bravona, sono anni che lo faccio”. Bene.
Illuminatemi allora sulla fase due,
ovvero come seguire amici – influencer per curiosare fra i loro dischi.
Si, fra i loro dischi.
E da questa frase mi è partito un volo malinconico nella mia adolescenza dove,
a differenza dei miei genitori che si prestavano fra amici e compagni di scuola Lp,
45 giri e album, noi regalavamo musicassette e cd.
Realizzati con cura e passione.
Inserendo quella traccia introvabile – se non da noi –
che raramente riuscivi a beccare alla radio.
Certo, perché si parlava di scatto felino per registrare – abusivamente lo so – canzoni .
Questioni di vita o di morte.
Come le copertine con dediche, implicite o nascoste dichiarazioni d’amore
e disegni meravigliosi per chi le sapeva fare.
Sarà anche una frase da vecchia
“ma che ne sanno di tutto ciò le nuove generazioni”.