Ho ricevuto un regalo per San Valentino.
Non da mio marito, non da uno spasimante ma da parte di due amiche.
Che hanno pensato, nonostante si occupino di cose bellissime come le borse Coccinelle,
di regalare alle “influencer” delle scatole con sopra disegnato e scritto un bel
“Share the love”. Ed invitare tutti a scaricare un filtro sul profilo @coccinelleofficial, usarlo
e taggare qualcuno a cui si vuole bene.
Sì, nessun “ti amo”, ma “ti voglio bene”
(fortunati gli inglesi a non farsi queste pippe mentali eh? Ndr.)
Perché quest’anno, lo sappiamo, sarà un San Valentino diverso.
Non per questo più brutto, ma solo diverso.
E forse è il caso di dimostrare e ricevere amore a tutto tondo.
Perché dire “ti voglio bene” sembra una banalità ma non lo è.
Perché abbiamo sempre troppo da fare e non ci fermiamo mai a dirlo
a tutte le persone vicinie e lontane a cui non lo diciamo abbastanza spesso.
Usare quindi San Valentino come pretesto.
Per telefonare ad una amica,
per dire “ti voglio bene” ai compagni di vita che non è solo l’amore del cuore,
per mandare un messaggio (che questa pandemia ci ha un po’fatto chiudere in noi stessi),
per ricordarci dell’onomastico di qualcuno (questo è facile da ricordare),
per ridirlo a chi l’abbia detto,
per insegnare ai nostri figli che è bello esternare i sentimenti.
Che le parole belle, fanno bene al cuore nostro a quello di chi le riceve.
(detto questo, ricordiamoci che c’è solo una situazione in cui un “ti voglio bene” fa malissimo: quando ci aspettiamo di ricevere un “ti amo”. Ma questo è un problema non di lessico ma di sostanza)