L’adozione dell’anglosassone “casual friday” ha stimolato
la creatività di molte persone.
Forse troppo.
Perché c’è chi lo prende troppo alla lettera,
chi ne fa una questione di principio
al punto che se anche ha una riunione, si ostina a venire in ufficio in tuta (!).
Il problema cresce quando l’ambiente di lavoro è più informale.
Quando, se non si hanno riunioni o incontri importanti, è tollerato (e anche consigliato)
il cosiddetto “casual business”.
Uno stile comodo, veloce.
Per intenderci: una via di mezzo fra il formale e il casual da fine settimana.
No alla cravatta.
Si alla giacca.
No all’abito, si allo spezzato.
E i dettagli, come sempre, fanno la differenza.
Perché sono in grado di reinterpretare lo stile e di definirlo.
Di reinventare i classici per renderli più facili e portabili.
Perché la tuta, le felpe sono fatte per fare sport.
Perché “casual” non vuol dire pigiama o non curato.
Perché va bene mettersi i jeans, ma sono gli accessori a permettere di indossarli in ufficio.
Perché il nostro stile dice molto di noi.
Cosa ne pensate?
Ho lavorato in un ufficio pubblico con uomini in sandali e bermuda. Orrore!
Bellissimo post! Mi piace moltissimo la foto del ragazzo Hogan casual business. Davvero scicchissimo .
Completamente d’accordo! Io pure cerco sempre di vestirmi in una certa maniera in ufficio, se metto i jeans poi cerco di abbinarci sopra qualcosa di più elegantino… altri non recepiscono questo invito però!!
D’accordissimo! Bisogna trovare uno stile che ci faccia sentire a nostro agio ma che allo stesso tempo non dia agli altri l’impressione che noi siamo degli “sbragati”! 😀
io non digerisco ancora la moda delle scarpe da ginnastica con gli outfit classici….
non farmi pensare a tutti gli altri orrori sotto la falsa etichetta di “casual”! =S
Pienamente d’accordo.
Casual non vuol dire trasandati o sciatti, ma pratici e comodi.
E poi siamo italiani e dobbiamo difendere il nostro gusto nel vestire.
Casual si, scappato di casa no!
https://bescema.wordpress.com/
In provincia non di pone il problema.