Che io non abbia una particolare amore verso gli auguri standard,
è un dato di fatto. Le cose approssimative, poco curate e fatte di fretta denotano
poca attenzione per il prossimo e sono, per me, una forma di maleducazione.
Amo infatti in biglietti scritti a mano,
i pacchetti ben fatti,
i nastri scelti con la stessa cura con cui abbino i vestiti.
Per non parlare poi dei fiori regalati senza un motivo preciso,
la chiamata fatta ad una amica per chiederle se è felice,
gli armadi ordinati con gli appendiabiti uguali,
le scatole belle per organizzare la dispensa,
il messaggio di auguri non standard.
Non dico nulla sulle catene che mia nonna avrebbe definito “di sant’antonio”
Perché proprio non meritano nemmeno una parola.
Messo a fuoco tutto ciò, alla vigilia di un nuovo anno,
mi sono resa conto che anche i luoghi comuni lasciano il tempo che trovano.
“Speriamo in un anno migliore”
“La salute è tutto”
“Non esistono più le mezze stagioni”
“Eh, questo Covid, ce l’avremo ancora tra i piedi a lungo” (tiè tiè)
E’nvero, tuttavia, aiutano a scartarsi in circostanze imbarazzanti,
silenzi che pesano come macigni,
spezzare polemiche, monologhi infiniti e così via.
Ma allora, piuttosto che banalità, cerchiamo di augurarci di trovare
una nostra personale frase passe-partout. Quella in grado di renderci unici,
non standardizzati, poco banali e immortali.
Non è difficile. Un sorriso è già la strada.
Perché se siamo sopravvissuti al 2020, ce la faremo a fare tutto 🙂