Uno dei traumi da rientro dalle vacanze
(come se non fosse già sufficiente il ritornare alla vita normale)
è quello di rientrare “nei ranghi” a livello di abbigliamento.
Specialmente in ufficio.
Sembra un argomento scontato,
banale ma non lo è.
E’ una cosa frivola di vitale importanza
di cui parlare perché in ufficio
si vedono cose poco consone.
Poco di buon gusto. Poco da “ufficio”.
Ecco le 10 cose da non dimenticare (mai) come ho scritto su l’ultimo numero di l’educazione:
1.
“Casual Friday” significa che in alcune aziende
è concesso vestirsi in modo meno formale il venerdì.
Ciò significa niente cravatta, niente tubino nero e via dicendo.
Non certo che l’ufficio si trasformi in una spiaggia-palestra-discoteca.
2.
Abiti succinti che lasciano poco all’immaginazione,
minigonne, scollature e spacchi importanti
non sono mai eleganti.
E non sono mai sicuramente un buon biglietto da visita sul lavoro.
3.
Tutto ciò che rientra nella macro categoria di “ciabatte”
dovrebbe essere qualcosa da
(non) mostrare in casa, in spiaggia, in piscina.
Anche nell’ultima versione “modaiola” con calze in inverno (!!!).
4.
Le cravatte “simpatiche”
non fanno ridere. MAI.
5.
Il calzino corto sugli uomini
non va bene in ufficio (ma nemmeno nella vita privata).
6.
Solo ad una persona era concesso truccarsi
pesantemente sul posto di lavoro: Moira Orfei (regina del Circo ndr).
7.
Le canottiere non vanno mai bene né portate da sole,
né troppo in vista sotto la camicia.
L’effetto Ragioner Fantozzi Ugo è assicurato.
8.
I pantaloni a vita bassa non vanno bene.
Né per le donne né per gli uomini.
9.
Troppi gioielli stonano pure alla prima di La Scala.
Figuriamoci alla macchinetta del caffè.
10.
Ricordiamoci che non siamo in un villaggio turistico anche se,
il nostro collega del primo piano,
ci ricorda molto Claudio Cecchetto ai tempi del “Gioca Jouer”.
Dimenticato qualcosa?
Ottimo promemoria.
Spero lo legga la “simpatica” impiegata di un grande spaccio di mobili da giardino che questa estate riceveva in abitino di lino bianco, corto, trasparente e scollatissimo. Sulle spalle si affaciava la sua capigliatura nerissima e ondulata, sulla bocca, rifatta, un rosso lucente da gran sera. Il tutto sul suo tempo avanzato, credo minimo 60, altrimenti se li porta male. Sarò cattiva ma è stato difficile ascoltarla, solo la mia educazione mi ha impedito di voltarle le spalle e fuggire. L’attenzione era tutta per la sua prorompente volgarità.
non hai dimenticato nulla.