Essere in vacanza è uno stato mentale oltre che fisico.
Non basta inserire un “out of office”, prendere un aereo o cambiare scenario fuori dalla finestra per esserlo. Anzi. Bisogna esserne predisposti. Accettare di lasciare a casa non solo cose, ma anche abitudini e il lavoro. E’ in primo luogo staccare per poter dedicare tempo a se stessi.
Rilassarsi, premiarsi.
Una dimensione in cui la rigidità di orari, diete, giri e allenamenti non aiutano a rilassarsi.
In cui nulla deve essere un lavoro, nulla. Nessun dovere, solo piacere.
Per dedicarsi a ciò che ci piace fare (e non vale il lavoro) per cui troviamo sempre poco tempo per farlo.
Che sia leggere, camminare, respirare o regalarsi un dolce in più.
Una pausa dalla vita quotidiana per rigenerarsi, ricaricarsi e (magari la seconda settimana) pensare con mente distaccata alle tabelle di marcia e priorità al rientro.
Lo dice una che predica benissimo e razzola peggio.
Che si dimentica tutto ma non il computer. Che non riesce dire no a call, che non riesce a prendere il coraggio di isolarsi. Proprio per questo nasce questo post. Per incoraggiarmi a coccolarmi, dire dei no e proporre programmi che mi fanno bene. Stare serena.
Quindi si a balli in spiaggia ma anche andare a letto presto la sera,
scrivere per me, ma anche portare il pc con sé solo per fargli prendere aria,
massaggi ogni tanto e dolce tutti i giorni,
pisoli post-prandiali e cene fuori tutte le sere,
festine dei bambini a profusione,
tormentoni estivi urlati (nel mio caso è difficile definirli cantati) pedalando in bicicletta,
la focaccina di Valè prima di cena per rovinarti l’appetito,
gavettoni,
un vestito nuovo per Ferragosto,
chiacchere con le amiche di cose leggere ma anche di programmi importanti,
riscoprire la “piacevole” sensazione delle sabbia nelle mutande per far castelli di sabbia con i bambini,
vino rosè al tramonto rigorosamente ghiacciato (se no se lo beve qualcun altro).
Dimenticato nulla?