“Everybody hates a tourist”
cantavano nel 1996 i Pulp in “Common People”.
E come biasimarli.
Il più delle volte ci si trova al limite della sopportazione.
E poco ci importa che facciano girare l’economia,
che rendano le nostre città cosmopolite. Ci vuole un po’ di sano Galateo.
La maleducazione e l’invadenza che contraddistingue
la maggior parte di loro hanno la meglio ai nostri occhi.
Posto il sempre valido principio
“non fare agli altri ciò che non vorremmo fosse fatto a noi”
ecco cosa non fare quando saremo noi a rivestire i panni del turista:
1.
Rispetto per la “res publica”:
se monumenti, strade, canali
sono sopravvissuti e ci sono stati tramandati nei secoli,
sarebbe decisamente cortese fare lo stesso
nei confronti delle generazioni future.
2.
Osservare con rigore scientifico ogni regola,
usanza locale e religiosa.
Nelle chiese, ad esempio,
a prescindere dalla vostra fede,
non si entra vestiti come per andare in spiaggia.
3.
Se nel nostro paese ci comportiamo bene,
così dobbiamo farlo anche all’estero.
Le regole del vivere civilmente non decadono mai.
Nemmeno quando si supera la frontiera.
4.
Le fontane non sono piscine
(e la Dolce Vita è un film. Non è reale)
Cos’altro va viene in mente?
mi piace molto che tu abbia sottolineato sia importante, rispettare l’altrui cultura, credo che tante persone si reputino troppo spesso superiori…
Di non fotografare le donne nei paesi islamici. Di togliersi le scarpe prima di entrare nelle moschee, e anche di lavarsi le mani e i piedi. Di provare, almeno provare, prima di criticare e pretendere le posate, ad usare le bacchette invece che le forchette, se si è in Cina. Di non meravigliarsi se il divano e le sedie sono bassi se si è in Medio Oriente. Di apprezzare il minimal se si è in Giappone. Di non usare il tanga in spiaggia, se si è nei paesi musulmani. E che un sorriso ci salva sempre, ed è riconosciuto come segno di amicizia in tutto il mondo.
mi dà fastidio un comportamento di certe persone in aereo….