È davvero strano
come tutto e tutti ti
preparino,
durante i nove mesi di gravidanza,
al momento del parto, ma non al dopo.
Sei più o meno pronta
ad per quel preciso momento in
cui diventi ufficialmente genitore
(anche se in realtà lo diventi,
a mio personalissimo avviso,
quando fai il primo test di gravidanza
con risultato positivo).
Uno tsunami di emozioni.
E poi il vuoto cosmico
fra la teoria
(di quanto hai letto, appreso, studiato prima)
e la pratica.
Non appena prendi le misure e il ritmo
arriva poi una seconda nuova fase:
che genitore lo sei diventata anche
a livello di identità. Non sei più
Ilaria, Leonardo, Marco, Giovanna etc
ma il genitore di…
Nelle rubriche del telefono delle
persone che incontri durante questa
fantastica avventura, per il pediatra,
per l’anagrafe quando fai la prima
carta di identità,
per la gente che ti circonda.
(per non parlare dei nonni che quando entrano
ed escono da casa tua si dimenticano di salutarti,
anzi credono di averlo fatto ma in realtà ti hanno ignorato).
Mai prima di oggi avrei pensato di essere tanto felice
di avere una crisi di identità o che me la rubassero.
Voi?
Cara Ilaria, nonostante a me (ed alla famiglia che formo con mio marito ed i nostri adorati animali) non piacciano per nulla i bambini, ho deciso di contribuire a questo articolo per mostrarti la gratitudine del “in bocca al lupo” sotto al tuo penultimo scritto.
Personalmente ritengo che l’aver figli e diventare genitori non sia un’esperienza cosí imparagonabile come tanti credono: posso dire, ad oggi, di aver vissuto e goduto di tante di quelle emozioni, variegate e di variopinta intensità, che forse questa “avventura meravigliosa” di cui parli é nulla in piú (e nulla in meno, sia chiaro!) di una delle tante sfumature che l’emotività/sensibilità personale risulti in grado di percepire, nello scorrere dell’esistenza.
Vedila cosí: quanto scritto, é solo un parere di una tra tante.
A presto, prima o poi con il mio spazio web in firma.
Giulia
Ogni emozione, ogni storia, ogni famiglia ha la propria importanza e carica emotiva.
A prescindere da come essa sia formata.
Io parla della mia, perché questo sito è da sempre stato concepito come un luogo frivolo che cresce con me e con le mie esperienze personali, ma sempre aperto a scoprire e condividere quelle degli altri.
Grazie per il commento e un abbraccio a tutti i membri della tua famiglia
Ilaria
Altrettanti a voi.
Anche io sono da sempre interessata alle usanze e sfumature altrui.
Giulia
Ops… Rileggendo il mio primo commento, temo possa esserne stato frainteso l’ultimo segmento: con “quanto scritto” intendevo il “quanto DA ME scritto”, non l’articolo! Mamma mia, che figuraccia… Ma me ne accorgo solo ora!
Dare alla luce una nuova vita è l’avventura più grande che possa capitare a una donna.
Ed è naturale non essere più la stessa, tutto il proprio essere sarà stravolto dalla nuova creatura, legata al cuore della mamma da un filo, felice se il bambino ride, un filo amaro se il bambino sta male, un filo triste se cade, un filo che li lega per tutta la vita. Non è solo questione di emozioni, un figlio è tuo ed è del mondo, è sacrificio, è responsabilità, è amore gratuito, è impegno, è il nuovo che avanza…
Da nonna, chiedo perdono ai figli se con l’arrivo dei nipotini le mie attenzioni sono rivolte di più ai bimbi che a loro. E’ proprio vero quello che dici, che a volte neanche vi si abbraccia per coccolare i nipotini.