L’esame di maturità rappresenta l’esatto momento in cui tutto cambia.
Proprio come accade nei film quando arriva quel momento
in cui la trama prende una nuova piega.
In cui si svolta. In cui nulla è come prima.
La vita non è più scandita da quadrimestri o dall’estate e dall’inverno.
Le scelte diventano apparentemente più libere ma molto più incasellate.
Il tempo non è più scandito da routine dettate dalla scuola ma da noi stessi
(e se non lo faremo con raziocinio addio laurea in tempo).
Insomma, è il passaggio a quando si diventa grandi
ma anche a quando si ha per la prima volta la consapevolezza
di essere parte integrante del mondo.
I giornali parlano della maturità, l’ansia dell’esame non è singola, ma collettiva.
E’ un ricordo nitido.
Non importa quanto sia passato ma io mi ricordo perfettamente quei giorni.
Lo stato d’animo (di certo non piacevole),
le giornate e le notti a studiare con le mie amiche,
il pomeriggio del tema alle Colonne a vedersi con gli amici per sapere cosa avessero scelto,
il panico quando la versione di Epitetto è stata posata sul mio banco,
la gioia di quel 4 luglio alla fine del mio orale.
Leggera, svuotata e vista la data anche un po’ più indipendente.
E il pensiero va a chi “maturerà” quest’anno.
In questo anno a metà. Uno studio a distanza. Un esame che però, credo, fa paura allo stesso modo.
Un quadrimestre in solitudine ma, spero, uniti lo stesso ai propri compagni al grido “maturità t’avessi preso prima”, immancabile colonna sonora di giugno.