PASSEGGIARE, CAMMINARE, ANDARE

Una delle tappe fondamentali di un bambino sono i primi passi.
E quando lo vedi poi passare dal ” gattonare” al “dondolarsi”,  sfidando le leggi di gravità, è un’emozione.

 

 

 

Forse perché sei consapevole che quei primi passi lo porteranno lontano.
Perché presto capirà che camminare non serve solo per muoversi,
ma è anche uno strumento preziosissimo
per riflettere,
riordinare i pensieri
e prefiggersi nuovi obiettivi.

 

 

 

Dopotutto, è risaputo che non è importante la destinazione
ma il tempo e il percorso che si fanno per raggiungerla.

 

E il nostro passo cambia,
rispecchiando perfettamente lo stato d’animo del momento
strascicato,
nervoso,
scattante,
molleggiato,
spedito,
atletico,
frettoloso,
affaticato,
breve.

 

Perché se impariamo prima a camminare che a parlare ci sarà un motivo.
Perché camminare, come correre, ci obbliga a stare con noi stessi.
Confrontarci, scontrarci e analizzarci con noi stessi: che preferiremmo piuttosto sfidare Mike Tayson sul ring a volte.

 

 

 

Passo dopo passo, cresciamo.
E la nostra andatura si modifica con noi.
La Sfinge e il suo famoso enigma l’ha fatto notare all’uomo:
siamo l’unica creatura che nasce a 4 zampe, cresce a due, invecchia a tre.

 

 

 

 

Ma stasera si corre.
A Milano.
Dopo il tramonto.

 

 

Perché la notte è nostra e non poi così piccola.
Pronte?