Sono giunta alla conclusione,
che ancor prima di amare mangiare,
di organizzare pranzi e cene,
amo banchettare.
E’ senza dubbio il termine migliore da utilizzare.
Perché al primo posto, è il piacere di stare insieme.
Di condividere il tempo, le chiacchiere,
il buon cibo e soprattutto il buon vino.
E credo che tutto ciò si possa riassumere con il “banchettare”.
Inutile dire che per la buona riuscita di tutto questo
non possono mancare i dettagli. Quelli frivoli ma di vitale importanza,
per intenderci.
Dalla “mise en place” studiata in base alla ricorrenza e alla stagionalità
(sicuramente a restare “a tema” non si sbaglia mai),
alla disposizione dei commensali
(meglio sempre abbinare le persone per agevolare le conversazioni)
piuttosto che alla scelta del menù.
Quello che non ci costringa a passare tutta la serata ai fornelli,
ma che possa essere preparato o terminato in tempi stretti.
Inutile dire che poi, la parte del maestro,
la fa il vino. E’ quello che fa la differenza.
La sua bontà e la sua versatilità nell’abbinamento
con le pietanze, se non siete dei grandi sommelier.
Come la linea Fiocco di Vite che risulta ideale
per gli abbinamenti più audaci, ma anche per quelli più classici.
Un buon vino da chiacchiere (lo sapete che il Moscato è
ideale anche per l’aperitivo “anticipato”. Il momento,
per intenderci, che non sai se servire il tè o l’aperitivo).
Poi, passatemi anche la frivolezza, è anche un bel vino.
Una bottiglia che richiama la tradizione ma allo stesso tempo,
presenta un packaging contemporaneo. Una bottiglia che si intona
ad ogni tavola.
Quando devo decidere quale vino servire, ho il mio esperto personale, il mio Tachis, un cugino super-appassionato di vini e dintorni, e che al di la delle mode e delle recensioni altrui, si fida solo delle sue certezze acquisite, e sono tante…