HO DETTO WALKMAN. HO DETTO ELISIR DA TEEN AGER.

Se le colonne sonore fanno parte della nostra vita,
il modo per ascoltarle è lo status-symbol di un’epoca.

 

 

 

Perché anche se ci piace vestire i panni degli
alternativi e anticonformisti
ci sono delle pietre miliari che non possiamo (vogliamo) evitare.

 

 

Perché sono gli accessori di un epoca. Non di un look.
Perché rivederli fotografati in un film,
o ritrovarli in soffitta,
è un tuffo all’indietro nel tempo.
Un bellissimo brivido lungo la schiena.

 

 

 

Come il walkman.
Compagno fedele dalle medie al liceo.

 

 

 

Ai nativi mp3 forse dirà poco.
Ma per noi che l’abbiamo vissuta dal “vivo”,
poter ascoltare la musica in movimento, è stata la svolta.

 

Perché avere la nostra musica sempre con noi era un lusso.
Perché riuscire a registrare una traccia dalla radio perfettamente
su una musicassetta, era un’operazione da professionisti.

 

 

 

Un arte invece decorare la musicassetta personalizzandola.
Un dichiarazione d’amore la compilation pensata e costruita “rec” dopo “rec”.

 

 

Sono piccoli ma intensi ricordi.
Che oggi, per la fortuna di tutte le generazioni,
rivivono nelle evoluzioni della specie.

 

 

 

Con un walkman che non ti abbandona mai.
Nemmeno sott’acqua.

 

 

Altro che il mio feticcio giallo degli anni 90.
Sony WS613 non me ne fa sentire la mancanza.
Perché è sempre con me. Senza fili.
Senza possibilità di incastrarmi fra loro e distruggerlo
(la grazia e la coordinazione, si sa, non mi appartengono).

 

 

Anche voi siete cresciuti a pane e walkman?